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Charles Dickens - Canto Di Natale
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Titolo originale: A Christmas Carol
Titolo italiano: Canto di Natale
Autore: Charles Dickens
1ª ed. originale: 1843
Data di pubblicazione:2012
Genere: Romanzo
Editore: Giunti Junior
Collana:Classici tascabili
Traduzione:Janna Carioli
Pagine: 144
Charles Dickens nasce il 7 febbraio 1812 presso Portsmouth, secondo di otto figli. Il padre John era impiegato all'ufficio della Marina e la madre Elizabeth Barrow era figlia di un funzionario statale.
Nel 1824 il padre viene arrestato per debiti: rinchiuso in prigione, vi resta qualche mese finché grazie a una piccola eredità la famiglia può finalmente appianarne i debiti. In quei mesi bui il dodicenne Charles conoscerà il duro lavoro del manovale, lo sfruttamento dei minorenni (vero scandalo dell'Inghilterra di allora) e la brutalità di alcuni rappresentanti delle classi subalterne. Le condizioni di lavoro erano spaventose: gettato in una fabbrica simile ad una sporca baracca infestata dai topi, insieme ad alcuni coetanei dei bassifondi incollava etichette su flaconi di lucido per scarpe.
Sono esperienze che gli resteranno nell'anima per sempre come una ferita mai rimarginata e che faranno da fecondo "humus" per la sua inesauribile invenzione letteraria.
Una volta uscito dal carcere il padre era contrario a che Charles lasciasse il lavoro, finchè per fortuna dopo circa un anno la diversa volontà della madre si imponeva.
A partire dal 1825 Charles può riprendere gli studi; questa volta non più in modo occasionale bensì presso la Wellington Academy di Hampstead Road; la abbandonerà però due anni dopo perché il padre non potrà più permettersi la retta di iscrizione.
Nel 1829 l'incarico di giornalista presso la Law Courts dei Doctors in società col cugino Thomas Charlton.
el 1835 incontra Catherine Hogarth, sposata in fretta e furia l'anno successivo; significativo è il rapporto che si stabilisce tra lo scrittore e le due cognate, Mary (la cui morte a soli 16 anni nel 1837 scatena in Charles un dolore infinito e una grave crisi psicologica) e Georgina, di 12 anni più giovane di Catherine, che entrò più tardi nella famiglia dello scrittore sostituendosi gradualmente alla sorella maggiore nell'amministrazione della casa e che non lasciò nemmeno quando i due coniugi ottennero la separazione legale.
Il 6 gennaio 1837 nasce il primo di otto figli, ma il 1837 è anche l'anno del primo grande successo ottenuto sia con i fascicoli a puntate di "Oliver Twist" che con i "Quaderni di Pickwick" (poi diventato il celebre "Circolo Pickwick"): due capolavori assoluti che rimarranno per sempre nella storia della letteratura mondiale.
Comincia di fatto un quindicennio durante il quale lo scrittore genera le sue opere maggiori, culminate con la pubblicazione del sublime "David Copperfield".
La sua fama finalmente si diffonde sia in Europa che in America.
Nel luglio 1844 sbarca anche in Italia stabilendosi a Genova con la famiglia al completo fino all'aprile del 1845.
Nel maggio 1855 la sua vita subisce un brusco cambiamento a causa dell'incontro con Ellen Ternan, un amore che lo spingerà ad abbandonare il tetto coniugale per iniziare una nuova vita con lei. Lei è docile e lo segue con deferenza anche se nasconde un carattere ferreo e materno, capace di guidarlo nei frangenti più difficili.
Alla fine del 1867 Dickens intraprende un nuovo viaggio in America per un giro di letture ma in dicembre si ammalerà gravemente, tanto da riprendersi con grandi difficoltà. Nel 1869 comincia a scrivere la sua ultima opera, "Il mistero di Edwin Drood", rimasta purtroppo incompiuta.
Le sue condizioni fisiche sono ormai critiche.
Ridotto al lumicino da complicazioni polmonari protratte, subisce un'emorragia cerebrale che lo porta alla morte il giorno successivo: è il 9 giugno 1870. Verrà sepolto il 14 giugno con grandi onori nel Poet's Corner in Westminster Abbey.
Romanzi:
1836 - Il Circolo Pickwick (The Posthumous Papers of the Pickwick Club)
1837/39 - Le avventure di Oliver Twist (The Adventures of Oliver Twist)
1838/39 - Nicholas Nickleby (The Life and Adventures of Nicholas Nickleby)
1840/41 - La bottega dell'antiquario (The Old Curiosity Shop)
1841 - Barnaby Rudge
1843/44 - Martin Chuzzlewit
1846/48 - Dombey e Figlio (Dombey and Son)
1849/50 - David Copperfield
1852/53 - Casa Desolata (Bleak House)
1854 - Tempi difficili (Hard Times)
1855/57 - La piccola Dorrit (Little Dorrit)
1859 - Racconto di due città (A Tale of Two Cities)
1860/61 - Grandi speranze (Great Expectations)
1864/65 - Il nostro comune amico (Our Mutual Friend)
1870 - Il mistero di Edwin Drood (The Mystery of Edwin Drood)
Racconti:
1843 - Canto di Natale (A Christmas Carol)
1844 - Le campane (The Chimes)
1845 - Il grillo del focolare (The Cricket on the Hearth)
1846 - La battaglia della vita (The Battle of Life)
1848 - Il patto col fantasma (The Haunted Man and the Ghost's Bargain)
1851 - Il Natale da adulti (What Christmas Is, As We Grow Older)
1852 - Storia di un bambino (The Child's Story)
1853 - Storia del parente sfortunato (The Poor Relation's Story)
1853 - Storia di Nessuno (Nobody's Story)
1853 - Storia di uno studente (The Schoolboy's Story)
1853 - Perdersi a Londra (Gone Astray)
1856 - Il naufragio della Golden Mary (The Wreck of the Golden Mary)
1860 - Passeggiate notturne (Night Walks)
1866 - Mugby Junction (Mugby Junction)
2014 - Guardie e ladri (nove racconti polizieschi inediti in Italia)
Saggi:
1836 Domenica in tre capi (Sunday under three heads)
Diari di viaggio:
1842 America
1846 Impressioni italiane
Ebenezer Scrooge, arido e spilorcio finanziere londinese, odia il Natale. Lo considera - anzi - tempo perso, e un ostacolo al proprio arricchimento. Ma la notte della Vigilia, dopo una giornata passata alla scrivania senza nulla concedere all'atmosfera festosa che lo circonda, riceve la visita di tre spiriti: quello del Natale passato, quello del Natale presente e quello del Natale futuro. Nel corso di un fantastico viaggio che farà rivivere a Scrooge tutte le tappe della propria vita e intravedere un ben misero futuro, gli spiriti riusciranno ad aprire i suoi occhi a sentimenti di generosità e amore. Il Canto di Natale non è però solo una favola a lieto fine. È anche uno degli esempi meglio riusciti di critica sociale di Dickens, oltre che una delle più famose e commoventi storie sul Natale.
Incipit:
Strofa Prima
Lo spettro di Marley
Marley, prima di tutto, era morto. Niente dubbio su questo. Il registro mortuario portava le firme del prete, del chierico, dell'appaltatore delle pompe funebri e della persona che aveva guidato il mortoro. Scrooge vi aveva apposto la sua: e il nome di Scrooge, su qualunque fogliaccio fosse scritto, valeva tant'oro. Il vecchio Marley era proprio morto per quanto è morto, come diciamo noi, un chiodo di porta.
Badiamo! non voglio mica dare ad intendere che io sappia molto bene che cosa ci sia di morto in un chiodo di porta. Per conto mio, sarei stato disposto a pensare che il pezzo più morto di tutta la ferrareccia fosse un chiodo di cataletto. Ma poiché la saggezza dei nostri nonni sfolgora nelle similitudini, non io vi toccherò con sacrilega mano; se no, il paese è bell'e ito. Lasciatemi dunque ripetere, solennemente, che Marley era morto com'è morto un chiodo di porta.
Sapeva Scrooge di questa morte? Beninteso. Come avrebbe fatto a non saperlo? Scrooge e il morto erano stati soci per non so quanti anni. Scrooge era il suo unico esecutore testamentario, unico amministratore, unico procuratore, unico legatario universale, unico amico, unico guidatore del mortoro. Anzi il nostro Scrooge, che per verità il triste evento non aveva fatto terribilmente spasimare, si mostrò sottile uomo d'affari il giorno stesso dei funerali e lo solennizzò con un negozio co' fiocchi.
Il ricordo dei funerali mi fa tornare al punto di partenza. Non c'è dunque dubbio che Marley era morto. Questo mettiamolo bene in sodo, se no niente di maraviglioso potrà scaturire dalla storia che son per narrarvi. Se non fossimo perfettamente convinti che il padre d'Amleto è morto prima che s'alzi il sipario, la sua passeggiatina notturna su pei bastioni al vento di levante non ci farebbe maggiore effetto della bisbetica passeggiata di un qualunque attempato galantuomo il quale se n'andasse di notte in un posto ventoso - il cimitero di San Paolo, poniamo - pel solo gusto di sbalordire la melansaggine del proprio figliuolo.
Scrooge non cancellò dall'insegna il nome del vecchio Marley. Parecchi anni dopo, leggevasi sempre sulla porta del magazzino: "Scrooge e Marley". La ditta era nota per Scrooge e Marley.
Seguiva a volte che qualche novizio agli affari desse a Scrooge ora il nome di Scrooge e ora quello di Marley; ma egli rispondeva a tutti e due. Per lui era tutt'una cosa.
Questo romanzo è qualcosa di assolutamente unico, non solo per i temi trattati ma anche, e soprattutto, per lo stile dickensiano. È un piacere leggere le descrizioni di Dickens , così semplici ma così assolutamente reali ed eleganti.
La sua narrazione è così piacevolmente brillante da incantare il lettore. Personalmente starei ore a leggere e rileggere i suoi racconti, senza mai stancarmi, come gli occhi ipnotizzati dal luccichio delle lucine dell’albero di Natale. Dickens descrive perfettamente il clima festoso, intriso di buonumore e quella sensazione di fratellanza e serenità che caratterizza l’animo di tutti noi durante il periodo natalizio. Allo stesso tempo, in contrapposizione a tutto questo, c’è il cupo orgoglio di un vecchio egoista, odiato da tutti per il suo carattere burbero ed inutilmente perfido.
Tra le righe di questo racconto c’è molto su cui riflettere: l’egoismo; il volere sempre di più senza guardare in faccia a nessuno; il desiderio di sentirsi ricchi ed invidiati dal mondo solo per i beni materiali; il desiderio di onnipotenza che il denaro sa darti. Verrebbe da chiedersi “quanto Scrooge c’è in ciascuno di noi?“. Quante volte avremmo potuto rinunciare a qualcosa per donarlo agli altri, a chi ha meno di noi? Quante volte non ci siamo lasciati influenzare tirando dritti per la nostra strada, pensando esclusivamente al nostro interesse? Quante volte non ci siamo curati della miseria che c’è intorno a noi?
“Canto di Natale” andrebbe letto e riletto tutti gli anni per tenere a mente il vero significato del Natale: condivisione, amore, affetto. Natale significa passare un momento piacevole con i propri cari, anche senza regali, anche se il solo vestito buono che abbiamo è uno straccio. Natale significa apprezzare ciò che si ha, con la consapevolezza che tutto è transitorio, anche la nostra vita, e che il sorriso di un bambino o di un genitore è la nostra vera benedizione e dobbiamo proteggerlo ad ogni costo.
Non perdiamo l’”aroma” del Natale e, se possiamo, diamo un bacio in più ai nostri cari oggi, ora. E continuiamo a commuoverci sempre per quella fragranza unica ed inconfondibile che porta nelle nostre case la magia di un giorno speciale.