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Storia Del West - Serie Completa- Dal Numero 1 Al 75
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Quando nasce e chi la crea?
La Storia del West è l’opera che consacra Gino D’Antonio tra i maggiori maestri del fumetto italiano, e che lo consegna alla storia del medium. La serie fu creata nel giugno del 1967 e costituì l’asse portante della Collana Rodeo. D’Antonio scrisse i testi per tutti e 73 gli episodi originali (in seguito i primi tre furono ampliati a cinque, ed oggi la serie ne conta 75), mentre fu coadiuvato per la parte grafica da Renzo Calegari e da altri disegnatori di valore.
Cerniera tra il west classico di Tex e le visioni profondamente innovatrici che saranno fornite da I Protagonisti di Rino Albertarelli e da Ken Parker, è una celebrazione critica, ma sempre profondamente partecipe, del mito dell’ovest americano.
Chi sono i protagonisti?
La serie è caratterizzata da una pluralità di personaggi che di volta in volta - e in modo ricorrente - si alternano e si incrociano nella parte di protagonisti. Centrale per la lunga saga rimane il gruppo dei MacDonald/Adams, la cui storia familiare viene ripercorsa in parallelo con quella dell’epopea western, dal 1804, quando parte la spedizione esplorativa di Lewis e Clark, al 1890, l’anno di Wounded Knee e della grande corsa alla terra in Oklahoma, con il quale si chiude tradizionalmente l’epoca del west.
Ed ecco i membri di questa famiglia cosi’ speciale: Brett MacDonald, il primo, emigrato dall’Europa nel 1804; Pat MacDonald, suo figlio e vero patriarca del clan, presente lungo l’intero arco della saga; i figli di Pat: Ben e Brett; Bill Adams, figlio di primo letto della moglie di Pat e più di un figlio per quest’ultimo. Accanto a loro le donne della famiglia: Sicaweja, la moglie shoshone di Brett senior, il cui personaggio è liberamente ispirato al personaggio storico di Sacagawea; Brenda Adams, madre di Bill e moglie di Pat; Belinda Hall prima avversaria, poi amica e infine compagna di Bill; Lily, il primo - tragico - amore di Ben; Ursula che, apparsa negli episodi finali, sarà la compagna di Ben. Dei numerosissimi personaggi storici che popolano le pagine della serie, almeno uno assurge al rango di protagonista principale al pari dei MacDonald/Adams: Wild Bill Hickock.
L'albero genealogico della Famiglia MacDonald, grande protagonista della "Storia del West"
.: GLI AMICI :.
Chi sono gli amici?
Innumerevoli. Dei molti personaggi storici è opportuno citare - tra i tanti - Manuel Lisa, Jim Bridger, Kit Carson, Buffalo Bill, Calamity Jane, Wes Hardin, Billy the Kid, Wyatt Earp e compagnia, Pinkerton. Discorso a parte meritano le grandi figure storiche del popolo indiano, spesso protagonisti di toccanti episodi: Tecumseh, Toro Seduto, Capitan Jack, Cochise, Cavallo Pazzo, Geronimo, Woquini (Naso Romano), Satanta, Victorio, Quanah Parker, Capo Giuseppe. Le loro storie si mischiano a quelle dei personaggi inventati dall’autore, ma che hanno contribuito al particolare sapore della serie: Abele, l’ex schiavo; Mac, il bizzoso scozzese. Poi tutta una ricca galleria di personaggi che hanno lasciato un loro segno significativo, a volte con una sola apparizione: Mulligan il marinaio, Caballero, Fiore d’Ortica, Jud... e con loro tutti gli altri, che sono tantissimi. Più problematico classificare come amici personaggi come Custer o Tom Horn.
Chi sono i nemici?
Come per gli amici, il loro numero è alto e sono quelli che ci si attende in una saga western: dai pirati di fiume ai comancheros; dai terroristi di guerra come Quantrill ai banditi come Jesse James; dalle tribù variamente ostili (come può essere il caso dei Nootka) agli affaristi senza scrupoli...
.: TRAMA :.
La poesia, l'amore, la realtà storica, la finzione narrativa, la magia... questi gli elementi che la mano sapiente di Gino D'Antonio ha saputo far interagire per consegnare agli annali del fumetto italiano e mondiale la sua straordinaria Storia del West.Sono passati oltre trent'anni dalla pubblicazione del primo episodio della saga, nel primo albo della Collana Rodeo, ma la "Storia del West" non appare invecchiata di un giorno: come ogni altro capolavoro dell'ingegno umano vive di una propria atemporalità che la pone al di sopra delle mode, al riparo dallo scorrere degli anni. Come ogni opera che parli dell'uomo e delle sue caratteristiche immutabili nei tempi, della sua natura profonda, non ha età. Perché è di questo e non di altro che parla la lunga epopea western di D'Antonio narrata attraverso le avventure, gli amori, le speranze, le vittorie e le sconfitte della famiglia MacDonald/Adams e del gruppo dei loro amici.
Attraverso le vicende domestiche di questo straordinario gruppo familiare, l'autore ci conduce alla scoperta di quegli anni durante i quali furono poste le basi ed avvenne la gestazione di quella che è stata la nazione simbolo di questo secolo che va finendo. Lo fa narrando gli eventi della troppo spesso brutale, sanguinosa, crudele conquista delle terre strappate con la violenza alle nazioni che vi vivevano da secoli; lo fa senza dimenticare questo aspetto dell'ovest americano, ma lo fa anche ricordando che la narrativa non è e non può essere solo fredda e fedele riproduzione della storia, che parte fondamentale di un'opera letteraria è la creazione autonoma dell'autore a partire dai dati della realtà; lo fa, cosciente di quale fonte primaria di miti abbia rappresentato il west per l'immaginario del nostro secolo, in primo luogo attraverso il cinema, che al momento della nascita di "Storia del West" stava iniziando a fare i conti con la visione agiografica ed edulcorata della storia dell'ovest americano.
Lo fa, infine, unendo al romanticismo della storia degli uomini, l'epicità della Storia dell'Uomo.
La poesia. E' poetico, il linguaggio di Gino D'Antonio nel corso di quasi tutta la saga. Dai primi episodi, dov'è il respiro epico a prevalere, sino agli ultimi, quando più forti si fanno i toni del rimpianto e della nostalgia per un'era - di dolori, sì, ma anche di libertà - che va chiudendosi.
Ma poetici sono i toni che l'autore utilizza nel corso dell'intera opera. E l'epica, come si diceva, la fa da padrone nella prima parte della "Storia del West", dove primeggia il tema della "conquista" delle terre ancora "selvagge" dell'ovest.Pur nel rispetto della verità storica (vedremo in seguito entro quali limiti) e pur senza illusioni su quella che è l'umana natura, D'Antonio ritrae in tutta la sua carica mitica i primi anni della corsa all'ovest. Dal racconto della spedizione di Lewis e Clark - cui partecipano nel n.1, "Verso l'ignoto" i giovanissimi Brett MacDonald e Sicaweja , i "fondatori" della dinastia, attraverso la fine del sogno del grande capo Shawnee Tecumseh, che tentò vanamente di riunire le tribù dell'est in un ultimo, disperato, tentativo di resistenza che potesse avere una qualche speranza di successo (si veda il n.3, "La grande vallata") e il racconto di quell'autentico punto cardinale dell'immaginario collettivo americano, e in particolare texano, che è l'assedio di Alamo (n.5, "Alamo") - sino al racconto dell'avventura di John Charles Frémont che con un pugno di uomini, quasi fosse un emulo dei conquistadores, strappa la California ai discendenti dei conquistadores stessi (n.7, "Soldati di ventura") - è lo snodarsi di un racconto di eroi. Eroi umani, però. Certamente personaggi eccezionali ma non invincibili. Questo racconto di eroi, tuttavia, prosegue almeno per tutta la narrazione dell'incipiente maturità di Pat Mac Donald e della prima maturità di Bill Adams ; fino dentro quella guerra civile dove la nazione, e con essa i personaggi della "Storia del West" perdono la propria "purezza" e le crudeltà perdono quella patina di grandezza dalla quale erano state circonfuse in precedenza e si riducono alla loro più nuda realtà di bassa macelleria, valga d'esempio il n.22, "Fiamme di guerra" (dove tra l'altro Pat sarà costretto a riprendere in mano quella pistola che aveva giurato di non impugnare mai più nel n.15 "L'ultimo duello", in una dimostrazione che le scelte idealistiche non possono appartenere alla realtà della Frontiera) che vede la fine del capitano Alan Hall e della sua carriera di soldato senza onore, al termine di una storia di violenze e sopraffazioni, specchio della guerra senza quartiere del Nord contro il Sud, ma anche dell'Uomo Bianco contro l'Uomo Rosso.Con il passaggio della guerra la nazione e la "Storia del West" entrano nella maturità e D'Antonio scivola progressivamente verso una narrazione sempre più intessuta di amarezza e rimpianto, il sapore epico delle prime avventure c'è ancora, ma va ormai stemperandosi; anche la figura dell'invitto Cochise ingenera sentimenti di perdita (si veda per esempio il n.52 "Verdi pascoli"). Né potrebbe essere diversamente, perché alla sua morte si chiuderà anche per gli Apache l'ultima epoca di successi consistenti. L'autore ci regala ora le sue storie più intense, più ricche di lirismo drammatico, specialmente negli episodi nei quali si racconta della tragedia delle popolazioni indigene e della lotta senza quartiere contro di loro. Qui D'Antonio dà il meglio di sé: il n.30 "Sand Creek", n.40 "Dog Soldiers", n.42 "Le Montagne Splendenti", n.54 "Sangue di guerriero", n.63 "La lunga marcia" sono i titoli principali di questo racconto; dai massacri del Sand Creek e del Washita, alla resistenza spesso eroica, sempre impari e disperata, dei vari Naso Romano, Capitan Jack e Capo Giuseppe, cui D'Antonio ha saputo dare grande dignità, umana e ancor più letteraria, facendone delle persone autentiche molto più che non dei semplici simboli del loro popolo e della resistenza indiana.A questi si deve aggiungere il racconto di quello che è il momento più altamente simbolico dello scontro culturale tra le popolazioni indigene e gli americani: la battaglia del Little Bighorn. Nel n.60 "Giorno di gloria" D'Antonio resuscita i toni dell'epos più alto per narrare l'avvenimento. Ma è un epos malinconico non meno che esaltante, al Little Bighorn non hanno fine solo i sogni di gloria di quell'uomo complesso che fu Custer (e che D'Antonio ha saputo perfettamente ritrarre nella sua complessità), ma anche quelli della grande confederazione di popoli delle pianure raccolti intorno al carisma di Toro Seduto e Cavallo Pazzo: dopo di allora sarà lotta totale e Toro Seduto si avvierà stancamente verso la fine dei suoi giorni, all'epoca dell'ultima strage insensata delle guerre indiane: Wounded Knee (raccontata nel n.75 "La fine della pista"). Immediatamente dopo, nel n.61 "Vento d'autunno", morirà anche Wild Bill Hickock , la cui vicenda umana, prima ancora che storica, accompagna una gran parte della "Storia del West". Il giovane sicuro di sé, pieno di vita e spavaldo delle prime apparizioni (la prima nel n.13 "Kansas"), appena sfiorato dal rimpianto dell'impossibilità di avere una vita normale, ha ceduto progressivamente il passo all'uomo maturo, sempre più amareggiato e consapevole dell'inutilità di una vita passata al servizio di una gloria il cui prezzo è stato proprio quella vita normale divenuta definitivamente impossibile e sempre più immalinconito dal tramonto del mondo che ha conosciuto. A lui, parlando con l'amico Bill Adams, spetta di pronunciare - con quello di Custer - l'epitaffio proprio e di tutta la frontiera: "C'è qualcos'altro che mi colpisce nella fine di Custer... La sensazione che il nostro mondo sia al tramonto. Nel futuro non ci sarà spazio per personaggi del suo tipo, o del mio...".Nel prosieguo dell'opera questa atmosfera da fine imminente ed immanente si accentua dando vita ad altre storie molto intense: la tragica fine di Cavallo Pazzo e la marcia forzata dei Nez Percés di Capo Giuseppe (n.63 "La lunga marcia"), il tramonto delle vicende umane di Toro Seduto (n.71 "I combattenti" e n.75 "La fine della pista") e Geronimo (n.68 "L'ultimo Apache"), la fine dell'era dei grandi allevamenti di bestiame (nel n.74 "Inferno bianco"). Tutto conduce a quella "Fine della pista" che dà il titolo al settantacinquesimo ed ultimo episodio della saga, nel quale il tono malinconico si fa fortissimo, nel quale l'autore mescola accortamente l'amaro e il dolce di cui è fatta la vita: un mondo è finito, ma la ritrovata unità della famiglia, cui si aggiungono gli amici di tante avventure, Mac e Abele , lascia un messaggio di speranza per il futuro.