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Undisputed III Redemption Sub Ita By IScrew
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Titolo originale:
Undisputed III: Redemption
Nazione: USA
Anno: 2010
Genere: Azione
Durata: 96'
Regia: Isaac Florentine
Cast:
Scott Adkins, Mykel Shannon Jenkins, Mark Ivanir, Marko Zaror
IMDB: 7.3/10 (6.722 voti)
Il detenuto russo Boyka ora si ritrova zoppo a a causa
dell'infortunio al ginocchio subito alla fine di Undisputed 2. Non è più il temuto
lottatore della prigione che era, ora è caduto così in basso che viene usato
solo per pulire i bagni. Ma quando viene messo in piedi un torneo di
combattimenti fra prigionieri - dove si incontrano i migliori lottatori delle prigioni
di tutto il mondo, e dove il premio per il vincitore è la libertà -
Boyka decide di combattere nel torneo.
Sempre Isaac Florentine, ma stavolta il solo Scott Adkins
a fare la parte del leone senza il grande Michael Jai White a fronteggiarlo.
Il modello del prototipo di Walter Hill ha lasciato lo spazio al classico plot
da Bloodsport, combattimenti ad eliminazione e solo uno dei concorrenti,
prigionieri condannati all'ergastolo in carceri di massima sorveglianza,
può ottenere l'agognata libertà.
Naturalmente quello che sulla carta sembra semplice non abbraccia i piani
di avidi scommettitori, e di altrettanto crudeli secondini dalle punizioni
disumane facili. In un quadretto tutt'altro che edificante (lavori forzati
massacranti per spossare i concorrenti lanciati verso la sconfitta)
arriva un incattivito Uri Boika (Scott Adkins), zoppo a vita dopo il combattimento
che chiudeva il secondo capitolo, ma, grazie a questo, agguerrito come non mai
in un mondo che fa le scarpe ai più deboli.
Undisputed 3: redemption è un signor seguito, diciamolo subito, forse
non al livello del precedente segmento, ma si tratta soprattutto di un problema
di deja vu dato uno schema vecchio come il cucco (i combattimenti ad eliminazione).
Ma non è la storia a rendere speciale il film di Isaac Florentine, ma i suoi personaggi:
ad un grandissimo Scott Adkins, che apostrofa con “Fottuti americani”
un ergastolano troppo logorroico, si fronteggia un nuovo nemico dai toni bizzarri,
il feroce combattente Dolor (Marko Zaror) che ama leggere Garcia Lorca
mentre i suoi compagni sgobbano sotto il sole.
Ecco che allora un incontro non solo tra due diverse nazioni (la Russia e la Colombia),
ma tra due scale sociali che la prigione non riesce ad annullare, il signorotto
della droga dai gusti raffinati e il proletario rozzo e preso a calci dalla vita,
diventa un modo per riaffermarsi come essere umano. Difficile non trattenere
un applauso quando Boika cade a terra ferito, esausto mentre l'arbitro conta fino
al dieci e, malgrado il mondo contro, si rialza e acquista proprio dalla sua miseria
la forza di rinascere. Il superuomo niciano, ipotizzato dallo stesso Adkins
in Undisputed 2, diventa per assurdo l'urlo di forza del proletariato, il Vamos a matar
companeros che muoveva milioni di 68 fa Franco Nero contro il mondo, le armi
per combattere i nemici non sono più fucili e pistole, ma i nostri stessi attrezzi di lavoro,
i forconi, le zappe, gli scopettoni per pulire pavimenti e cessi, che se non a vincere
ci servono per non farci cadere, a lottare fosse anche fino alla morte.
Facce perfette per un action movie di gran classe e regia quasi elegante di Florentine.
Il finale poi che abbraccia completamente il sottotitolo della pellicola ci fa tifare,
dannazione, per quel grandissimo figlio di puttana che nel 2 odiavamo:
Boika! Boika! Boika!