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TORRENT DETAILS
Carta De Logu - Eleonora D'Arborea[Pdf-Ita][TNT Village]
CARTA DE LOGU
ELEONORA D?ARBOREA
Autore: ELEONORA D?ARBOREA
Titolo: CARTA DE LOGU
Lingua:Italiano - Sardo
Genere: Documento Storico
Editrice Archivio Fotografico Sardo - Nuoro
Pagine: 284
Formato:PDF
Dimensioni: 94846 Kb
ARGOMENTO
Una delle azioni pi? notevoli svolte da Eleonora durante il suo regno fu l'aggiornamento della Carta de Logu, a suo tempo promulgata dal padre, con la quale diede una sistemazione stabile e duratura agli ordinamenti ed agli istituti giuridici del regno. Nella Carta vi ? l'apertura alla modernit? di talune norme e la saggezza giuridica che contiene elementi della tradizione romano-canonica, di quella bizantina, della giurisprudenza bolognese e del pensiero dei glossatori della stessa cultura curiale catalana, soprattutto dell'elaborazione giuridica locale delle consuetudini sarde compiute dal diritto sardo di tipo municipale.
I sovrani di Arborea, nel reagire ai tentativi di infeudazione aragonese, emanarono una nuova disciplina giuridica nei loro territori, che pure erano in uno stato di perenne agitazione politica. Tale legislazione si segnal? come la componente di una pi? vasta politica tesa allo sviluppo dello stato arborense e fu nettamente avanzata rispetto alle legislazioni giuridiche ed amministrative del tempo.
Eleonora dimostr? con la sua reggenza di voler uscire dal medioevo puntando anche sulla liberazione dei servi, "i lieros", e di voler adibire alla propria lotta di tipo nazionale, oltre alle truppe mercenarie, quelle costituite dai suoi concittadini.
Si tratta del periodo in cui il concetto di Sardegna territoriale sta per mutare in quello statuale, con l'Isola divisa in varie entit? politiche sovrane. I quattro regni giudicali di C?lari, Torres, Gallura e Arborea, sono complesse singolari costruzioni istituzionali. Piuttosto che da elementi preesistenti, essi sembrano avere origine dalla "capacit? dei Sardi, liberi da dominazioni straniere ad autogestirsi" mediante forme complesse quali quelle del sistema curatoriale, l'amministrazione assembleare delle "coronas de logu".
Le prerogative regie giudicali, che non sono riscontrabili in nessun territorio continentale di formazione bizantina o barbarica, hanno una connotazione tale da togliere importanza alla matrice di provenienza e ne fa una originale organizzazione di governo.
Come tutti gli stati centrali, l'Arborea dovette sempre combattere per non soccombere alle pressioni degli stati confinanti. Uno dei caratteri della sua guerra fu quello di essere di preferenza offensiva, piuttosto che difensiva.
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
IL PERSONAGGIO
Eleonora o Elianora d'Arborea
Eleonora o Elianora d'Arborea (Molins de Rei, 1340 ? Oristano, 1404) fu giudicessa del Giudicato d'Arborea nota per la promulgazione della Carta de Logu.
I catalani, successivi dominatori sulla Sardegna, estesero la giurisdizione in cui era applicata la Carta de Logu a tutta l'isola. La carta rimase in vigore per secoli, fino alla sostituzione col Codice di Carlo Felice (il 16 aprile 1827, ormai alle soglie del Risorgimento). Il significato simbolico che localmente ? attribuito alla figura di Eleonora ? principalmente focalizzato sulla durata del suo giudicato, ultimo a essere ceduto a regnanti esterni all'isola. Eleonora fu infatti l'ultima reggente di uno stato sardo autoctono, in quanto il Regno di Sardegna, malgrado la denominazione, aveva una sede de facto al di fuori dell'isola.
Primi anni
Eleonora nacque intorno al 1340 da Mariano IV dei Bas-Serra e dalla nobile catalana Timbora di Rocabert?. Sorella di Ugone e Beatrice, visse i primi anni della giovinezza ad Oristano. Quando nel 1347 mor? il giudice Pietro III di Arborea senza discendenti, la Corona de Logu del Giudicato (un'assemblea dei notabili, prelati, funzionari delle citt? e dei villaggi) elesse giudice il padre di Eleonora Mariano IV, fratello dello scomparso, che resse il giudicato dal 1347 al 1376.
Relazioni dinastiche
Nozze di Eleonora d'Arborea e Brancaleone Doria
Eleonora spos? prima del 1376 il quarantenne Brancaleone Doria, del celebre casato genovese. Il suo matrimonio rientrava nel pi? generale disegno di un'alleanza tra gli Arborea ed i Doria, che gi? controllavano vasti territori della Sardegna in funzione antiaragonese. Dopo le nozze, abit? a Castelgenovese (l'attuale Castelsardo), dove nacquero i figli Federico e Mariano.
Sembra ormai accertato che nel 1382 Eleonora abbia elargito un prestito di 4000 fiorini d'oro a Nicol? Guarco, doge della repubblica di Genova, e che questi da parte sua s'impegnasse a restituire la somma nel termine di dieci anni; in caso contrario, avrebbe pagato il doppio. Accessoriamente fu sottoscritta la condizione che, se nel frattempo fosse pervenuto alla pubert? Federico (figlio di Eleonora), la figlia del doge Bianchina avrebbe dovuto sposarlo e, nel caso che tale matrimonio non si fosse potuto celebrare (per causa di morte o altro caso fortuito), l'atto sarebbe diventato nullo.
Un simile prestito ad una potente famiglia di Genova, e questa clausola del contratto, segnalano un disegno dinastico di Eleonora la quale, accordando tal credito, insieme mantenne alto il prestigio della sua casata e riconobbe l'importanza degli interessi dei liguri. In pi?, pose delle basi, per un'alleanza che le avrebbe consentito il ricorso a risorse logistiche e di collegamento (mediante la potente flotta doriana) presso buona parte dei porti del Mediterraneo. In sostanza, si immise con rango paritario nel gioco della politica europea.
Quando per? ad un certo punto Ugone III di Arborea si ammal?, e si profil? il problema della sua successione, Eleonora scrisse al re d'Aragona perch? sostenesse le ragioni di suo figlio Federico, piuttosto che quelle del visconte di Narbona, vedovo di sua sorella Beatrice morta nel 1377. Nel 1383 Ugone fu per? assassinato nel suo palazzo di Oristano, ed il suo regicidio poteva avere diverse motivazioni e giovare a diversi interessi.
Le ragioni esterne essendo quelle degli aragonesi e dei nemici di Arborea, quelle interne potevano individuarsi nel malcontento delle classi dei proprietari e dei mercanti, in reazione al suo atteggiamento autoritario e per le vessatorie contribuzioni (necessarie a mantenere i mercenari tedeschi provenzali e borgognoni, che Ugone aveva assoldati pi? che altro per evitare che venissero assoldati da altri cui erano obbligati.
La successione a giudice di Arborea
Giudicati sardi.
In questo clima di crisi e di malcontento, con l'Aragona gi? scopertamente intenzionata a conquistare l'intera isola, nel 1383 Eleonora scrisse al re una relazione sulle condizioni della Sardegna e chiese appunto che riconoscesse il proprio figlio Federico come legittimo successore di Ugone. Invi? quindi il marito Brancaleone a trattare direttamente col re. Al tempo stesso scrisse alla regina, chiedendole di intercedere presso il re a favore del figlio perch? potesse cos? terminare il disordine che regnava nell'isola.
Eleonora intendeva riunire nelle mani del figlio quei due terzi della Sardegna che Ugone, prima della sua uccisione, aveva occupato. Questo disegno insospett? il re, che non ritenne conveniente avere una famiglia tanto potente nel suo regno, tanto pi? che non essendoci erede diretto maschio di Ugone, quei possedimenti, "iuxta morem italicum", avrebbero dovuto essere incamerati dal fisco. Brancaleone fu trattenuto col pretesto di farlo rientrare in Sardegna non appena una flotta fosse stata allestita, ma effettivamente era divenuto un vero e proprio ostaggio (e strumento di pressione contro la giudicessa ribelle).
Eleonora non si perse d'animo, e conferm? la sua politica di guerra: part? all'azione e non appena fece rientro ad Oristano, pun? i congiurati e si autoproclam? giudicessa di Arborea secondo l'antico diritto regio sardo, per cui le donne possono accedere sul trono al loro padre o al loro fratello. In pratica, la prassi elettiva era l'opposto dell'infeudazione regia e discordava dalla linea politica aragonese. Gli Arborea si rifacevano invece alla loro antica autonomia di origine alto medievale ed all'esercizio di una piena sovranit? nei propri territori.
La politica di Eleonora d'Arborea
Per quanto riguarda la politica, la prassi e gli orientamenti di governo la giudicessa si riallacci? direttamente all'esperienza del padre, abbandonando definitivamente la politica autoritaria del fratello Ugone III, garant? la difesa della sovranit? e dei confini territoriali del giudicato e attu? un'opera di riordino e di sistemazione definitiva degli ordinamenti e degli istituti giuridici locali, aggiornando la Carta de Logu a suo tempo promulgata dal padre.
Eleonora non mostr? mai la visione assolutista del signore al vertice di un'oligarchia e lontano dalle ragioni del popolo, ma piuttosto quella di chi ritiene di avere la propria legittimazione a regnare proprio nel popolo. Per ragioni politiche, venivano contestati gli stessi diritti alla successione, addotto il pretesto che gli Arborea erano figli "bastardi", ma le ragioni dinastiche sembrarono avere per lei minor valore della legittimazione popolare e, semmai, avrebbero avuto vigore per quella parte dei territori ricevuti dal re a titolo personale e non per quelli che facevano parte del giudicato.
Gli interessi della giudicessa furono legati a quelli dello stato con un nodo gordiano e fu sempre lei a riportare la legge e l'ordine per porre un freno al dilagare della violenza dei sardi durante la guerra. Le regole, le leggi garantirono la pace, cio? l'ordine nel tempo, il futuro.
Il controllo del potere fu per Eleonora un punto vitale, la scelta tra la vita e la morte. Dopo essere riuscita a completare il progetto del padre di riunire quasi tutta l'isola sotto il suo scettro di giudicessa reggente, tenendo in scacco e ricacciando ai margini dell'Isola (in alcune fortezze sulla costa) le truppe aragonessi, vide crollare il suo progetto per la "malignit? della fortuna"[senza fonte] in seguito a un'imprevedibile incognita della sorte: la peste, che consegn? senza combattere la Sardegna agli aragonesi.
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
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