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APULEIO
L?ASINO D?ORO ( O LE METAMORFOSI)
Lingua:Italiano
Genere: Romanzo Mitologico
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Formato del file: Pdf
Le metamorfosi (dal latino Metamorphoseon libri), o L'asino d'oro (Asinus aureus), ? un'opera della letteratura latina di Lucio Apuleio (II secolo d.C.). Il secondo titolo deriva dal De civitate Dei (XVlll, 18) di sant'Agostino. ? l'unico romanzo antico in latino pervenuto interamente ad oggi; e insieme al Satyricon di Petronio, pervenutoci solo parzialmente, costituisce l'unica testimonianza del romanzo antico in lingua latina. Essendo centrale a tutta l'opera il tema della magia e non essendo citata questa nell'Apologia, che riporta il discorso difensivo dell'autore coinvolto nel 158 in un processo per magia, si desume che la stesura del romanzo sia posteriore a quella data.
Il testo, tuttavia, potrebbe costituire una rielaborazione di un'opera spuria di Luciano di Samosata (pseudolucianea), Lucio o l'asino. Inoltre, secondo il patriarca Fozio, la storia di Lucio potrebbe derivare da un romanzo a noi perduto, attribuito da Fozio a Lucio di Patre.[1] Il patriarca, infatti, fa intendere dell'esistenza di tre romanzi, l'uno di Lucio di Patre, di cui dice aver letto diversi ?????, un altro di Luciano di Samosata e l'ultimo di Apuleio. Il dibattito tra gli studiosi verte attorno alla possibilit? che l'opera di Apuleio possa essere derivata da questa fonte comune, costituita dal romanzo dello sconosciuto Lucio di Patre (il cui nome potrebbe essere anche il frutto di un malinteso dello stesso Fozio, che avrebbe confuso il nome del protagonista con quello dell'autore), oppure dal rimaneggiamento, pseudolucianeo, rappresentato dal Lucio ovvero l'asino.
Struttura
Il libro ? costituito da un soggetto principale, Lucio, e della sua metamorfosi in un asino a seguito di un esperimento non andato a buon fine. ? questo l'episodio-chiave del romanzo, che muove il resto dell'intreccio: il secondo livello narrativo ? costituito dalle peripezie dell'asino che, nell'attesa di riassumere le sembianze umane, si vede passare di mano in mano, mantenendo per? raziocinio umano e riportando le sue molteplici disavventure.
La narrazione ? inoltre spesso interrotta da digressioni di varia lunghezza, che riferiscono vicende degne di nota o di curiosit?, relative alle vicende del protagonista o raccontate da altri personaggi.
Una di queste, la favola di Amore e Psiche, occupa pi? libri tanto da costituire un piano narrativo a s? e da essere la chiave di lettura del romanzo. Le altre digressioni inserite nell'intreccio principale sono costituite da vicende di vario tipo, ove il magico (primi tre libri) si alterna con l'epico (storie dei briganti), col tragico, col comico, in una sperimentazione di generi diversi che trova corrispondenza nello sperimentalismo linguistico, con la sola eccezione del libro XI, dove la componente mistica ha il sopravvento e la forma animale di Lucio ha perduto quasi totalmente importanza, mentre nel corso del romanzo proprio la presenza costante delle riflessioni dell'asino crea un effetto di continuit? che forma i due livelli di lettura, e scandisce il senso complessivo della vicenda come iter progressivo verso la sapienza.
Il soggetto
Degli undici libri, i primi tre sono occupati dalle avventure del protagonista, il giovane Lucio (omonimo dell'autore, a cui forse proprio dal protagonista venne attribuito tale nome) prima e dopo il suo arrivo a Hypata in Tessaglia (tradizionalmente terra di maghi). Coinvolto gi? durante il viaggio nell'atmosfera carica di mistero che circonda il luogo, il giovane manifesta subito il tratto distintivo fondamentale del suo carattere, la curiosit?, che lo conduce ad incappare nelle trame sempre pi? fitte di sortilegi che animano la vita della citt?.
Ospite del ricco Milone e di sua moglie P?nfile, esperta di magia, riesce a conquistarsi i favori della servetta Fotide e la convince a farlo assistere di nascosto a una delle trasformazioni cui si sottopone la padrona. Alla vista di P?nfile che, grazie a un unguento, si muta in gufo, Lucio prega Fotide che lo aiuti a sperimentare su di s? tale metamorfosi. Fotide accetta, ma sbaglia unguento, e Lucio diventa asino, pur mantenendo facolt? raziocinanti umane.
Lucio apprende da Fotide che, per riacquistare sembianze umane, dovr? cibarsi di rose: via di scampo che, subito cercata, ? rimandata sino alla fine del romanzo da una lunga serie di peripezie che l'asino incontra. Infine, giunto a Corinto Lucio apprende in sogno che l'indomani ci sarebbe stata una solenne festa in onore di Iside; nel corso della cerimonia mangia le rose che adornavano il sistro di un sacerdote, riprendendo cos? forma umana. In segno di riconoscenza si consacra devotamente alla dea, entrando nel ristretto numero di adepti al culto dei misteri isiaci.
Altri piani narrativi
Una seconda sezione del romanzo comprende le vicende dell'asino in rapporto a un gruppo di briganti che lo hanno rapito, il suo trasferimento nella caverna montana che essi abitano, un tentativo di fuga insieme a una fanciulla loro prigioniera, C?rite, e la liberazione finale dei due ad opera del fidanzato di lei che, fingendosi brigante, riesce a ingannare la banda.
Il racconto principale diviene cornice di un secondo racconto, ossia della celebre favola di Amore e Psiche narrata a C?rite dalla vecchia sorvegliante. Nei libri successivi, ad esclusione dell'ultimo, riprendono le tragicomiche peripezie dell'asino, che passa dalle mani di sedicenti sacerdoti della dea Siria, dediti a pratiche lascive, a quelle di un mugnaio che ? ucciso dalla moglie, a quelle di un ortolano poverissimo, di un soldato romano, di due fratelli, l'uno cuoco e l'altro pasticciere.
Ovunque l'asino osserva e registra azioni e intenzioni con la sua mente di uomo, spinto sia dalla curiosit?, sia dal desiderio di trovare le rose che lo liberino dal sortilegio. Della sua natura ambivalente si avvedono per primi il cuoco e il pasticciere, scoperta che mette in moto la peripezia finale. Informato della stranezza, il padrone dei due artigiani, divertito, compra l'asino per farne mostra agli amici. In un crescendo di esibizioni, Lucio riesce a sfuggire, a Corinto, dall'arena in cui ? stato destinato a congiungersi con una condannata a morte, e nella fuga raggiunge una spiaggia deserta dove si addormenta.
Il brusco risveglio di Lucio nel cuore della notte apre l'ultimo libro. La purificazione rituale che segue e la preghiera alla Luna preparano il clima mistico che domina la parte conclusiva: Lucio riprende forma umana il giorno seguente, mangiando le rose di una corona recata da un sacerdote alla sacra processione in onore di Iside, secondo quanto la stessa dea gli aveva prescritto, apparendogli sulla spiaggia. Grato alla dea, Lucio si fa iniziare al culto di Iside a Corinto, stabilitosi a Roma, per volere di Osiride, si dedica a patrocinare le cause nel foro.
Contaminazione di generi
Le Metamorfosi sono caratterizzate da uno stile narrativo che nell?antichit? mancava di una fisionomia definita; appaiono quindi come una contaminazione di generi diversi (epica, biografia, satira menippea, racconto mitologico, ecc.). Nel caso specifico ? problematico il rapporto con le fabulae Milesiae (racconti licenziosi che ispirarono anche Petronio), a cui lo stesso autore riconduce l'opera, ma la perdita pressoch? totale della traduzione che Cornelio Sisenna (120?67 a.C.) fece delle originali fabulae Milesiae di Aristide di Mileto (II secolo a.C.) ne rende oscure le origini.
Un romanzo pervenuto nel corpus delle opere di Luciano di Samosata, un testo oggi totalmente perduto, sviluppa lo stesso intreccio del romanzo latino, col titolo di Lucio o l'asino, in lingua greca e in forma nettamente pi? concisa rispetto a quella di Apuleio; ma non sono chiari i rapporti relativi e la priorit? dell'uno o dell'altro dei due scritti e se abbiano avuto una fonte comune, inoltre quest'opera ? una ripresa in chiave burlesca di un romanzo di Lucio di Patre a noi giunto frammentario.
? certo che il finale, con l'apparizione di Iside e le successive iniziazioni ai misteri di Iside e di Osiride, appartiene ad Apuleio; anche perch? il protagonista, un giovane che si definisce greco in tutto il romanzo, in questo libro, inopinatamente, diventa Madauriensis, sovrapponendo l'io?scrivente all'io-narrante.
Sono comunque differenti il significato complessivo e il tono del racconto: infatti, il testo pseudolucianeo, rivela l'intenzione di una narrativa di puro intrattenimento, priva di qualsiasi proposito moralistico, mentre le Metamorfosi di Apuleio - sotto l'apparenza di una lettura di puro svago, intessuta di episodi umoristici e licenziosi - assume in realt? i caratteri del romanzo di formazione.
Lucio il protagonista ? caratterizzato dalla "curiositas", la quale risulta un elemento positivo entro determinati limiti, che egli non rispetta facendo scattare cos? la punizione: metamorfosi in asino, animale considerato stupido ed utile solo nel trasporto di grandi carichi. Lucio per? mantiene l'intelletto umano, e per questa ragione nel titolo ? definito l'asino d'oro, e possiede comunque un punto di vista privilegiato perch? osserva gli uomini nei lori gesti quotidiani.
Il romanzo rappresenta anche una denuncia alla societ? perch? corrotta, ed infatti nel libro sono rappresentati: imbroglioni, prostitute ed adulteri. Il percorso che dunque Lucio si trova ad affrontare ? di espiazione, in quanto passa dalla mani di briganti e mugnai alle esibizioni circensi. Il protagonista rappresenta l'uomo che pecca, e che solo dopo l'espiazione dei suoi peccati si pu? salvare, sino ad arrivare alla conversione al culto di Iside diventandone sacerdote.
Amore e Psiche
A conferma del fatto che questa ? una chiave di lettura suggerita dall'autore, alcuni episodi minori dell'intreccio trovano corrispondenze precise con la vicenda di Lucio, anticipandola o rispecchiandola. Emblematico ? il caso della favola di Amore e Psiche che, grazie al rilievo derivante dalla posizione centrale e dalla lunga estensione, assume valore prefigurante nei confronti del destino di Lucio.
La trama rispecchia tradizioni favolistiche note in tutti i tempi: la figlia minore di un re suscita l'invidia di Venere a causa della sua straordinaria bellezza, e viene, per volere della dea, data in preda a un mostro. Cupido, figlio di Venere, vedendola, se ne innamora e la libera, portandola al sicuro in un castello, dove ne diviene l'amante. Alla fanciulla, che ignora l'identit? del dio, ? negata la vista dell'amato, pena l'immediata separazione da lui. Tuttavia, istigata dalle due sorelle invidiose, Psiche non resiste al divieto e spia Amore mentre dorme: all'inevitabile, immediato distacco pone rimedio la dolorosa espiazione cui Psiche si sottomette, attraverso varie prove. La novella si conclude con le nozze e gli onori tributati a Psiche, assunta a dea.
La favola di Amore e Psiche svolge nella struttura del romanzo una precisa funzione letteraria: riproduce in scala ridotta l'intero racconto e impone ad esso la giusta chiave di lettura. Tocca al racconto secondario, contenuto nel corpo del romanzo, rendere pi? complessa la prima lettura attivando una seconda linea tematica (quella religiosa), che si sovrappone alla prima linea tematica (quella dell'avventura) per conferirle un contenuto iniziatico.
Le vicende di Lucio possono essere lette come le prove cui ? sottoposto un essere che, dopo un tempo d'alienazione e di errabonde peripezie, ? fin dall'inizio promesso alla salvezza voluta dalla dea signora delle trasformazioni. Senza l'inserzione della favola di Amore e Psiche, Apuleio non avrebbe potuto dirigere gli avvenimenti narrati verso la giusta lettura, per fare del romanzo la storia di una redenzione. L'evidente significato allegorico nulla toglie alla leggerezza del racconto che segue felicemente la tradizione favolistica.
Lucio Apuleio o Apuleio da Madaura (Madaura, 125 ? 170 circa) fu uno scrittore, filosofo, retore, mago e alchimista romano di scuola platonica.
? noto in particolare per la composizione del romanzo Le metamorfosi (o Asino d'oro). Il prenome Lucio, come tradotto dai codici, risulta sospetto, a causa dell'omonimia con il protagonista-narratore di quest'opera[1].
Vita
Nascita e formazione
Apuleio nasce intorno al 125 a Madaura (attuale Mdaurusch, Algeria), piccolo ma importante avamposto romano.
La famiglia ? benestante ed influente: il padre fu console, la pi? alta magistratura municipale in Roma, e lasci? ai suoi due figli una consistente eredit? di quasi due milioni di sesterzi. I primi studi grammaticali e retorici li segue a Cartagine. Qui Apuleio approfondisce poesia, geometria, musica, e soprattutto filosofia, i cui studi sono terminati successivamente ad Atene. S'interessa anche dei riti misterici: a Cartagine dei misteri di Esculapio, il corrispettivo romano del dio greco della medicina e della guarigione Asclepio, e ad Atene dei Misteri Eleusini.
Viaggi
? utpote peregrinationis cupiens impedimentum matrimoni aliquantisper recusaueram ?
? bramoso com'ero di viaggiare, respinsi per qualche tempo l'impaccio del matrimonio ?
(Lucio Apuleio, Apologia o Pro se de magia, LXXIII, 7 )
Apuleio ? un grande amante dei viaggi: brillante conferenziere e curioso d'ogni scienza, filosofia o culto, ? a lungo una specie di clericus vagans del suo tempo. Alcune tappe del suo pellegrinaggio segnano particolarmente il suo vissuto e la sua sensibilit?. Recatosi a Roma, ? iniziato al culto di Osiride e di Iside e intraprende con successo la carriera dell'avvocato. Prosegue poi per l'Egitto, Samo (isola natale di Pitagora), Gerapoli e l'Oriente. Qui approndisce la sua cultura filosofica e religiosa.
Il processo per magia
? Aggredior enim iam ad ipsum crimen magiae ?
? Eccomi cos? arrivato all'accusa di magia ?
(Lucio Apuleio, Apologia o Pro se de magia, XXV, 5 )
Sulla via di Alessandria, Apuleio sosta a Oea (l'odierna Tripoli), dove si imbatte in un vecchio compagno di studi, Ponziano, che lo trattiene offrendogli ospitalit?. La madre di Ponziano, Emilia Pudentilla ? vedova, non bella, ma particolarmente benestante. Pudentilla vuole sposarsi con Apuleio, perch? fidato amico e, in quanto filosofo, indifferente alla ricchezza. Apuleio, inizialmente ritroso, cede alle insistenze della donna e si uniscono in matrimonio. D? l? a breve, Ponziano muore e i parenti di Pudentilla, per timore di perdere la ricca eredit?, accusano Apuleio di aver sedotto la vedova con incantesimi e magie per estorcerle il lascito.
? avviato un processo a suo carico, che viene celebrato a Sabratha, in Tripolitania, di fronte al proconsole romano Claudio Massimo, si suppone tra la fine del 158 e gli inizi del 159 e.v.. Questa bega legale espone Apuleio addirittura alla pena capitale, in osservanza della lex Cornelia de sicariis et veneficis emanata dal dittatore Silla nell'81 a.C. Anche grazie all'orazione difensiva, poi pubblicata col titolo di Apologia o "Pro se de magia", Apuleio viene assolto, o almeno cos? si pu? dedurre dal tono trionfale nella stessa.
Gli ultimi anni
Per merito delle sue pubblicazioni, Apuleio riscuote grande fama di filosofo platonico. Ritornato a Cartagine, la sua gloria viene riconosciuta con la sua investitura a sacerdos provinciae ("sacerdote della provincia"), una carica di grande prestigio religioso e civile: gli ? affidato il culto dell'imperatore e di Roma, ma anche funzioni di governo e di rappresentanza. Muore nel 170 d.C., anno a cui risalgono le ultime notizie a suo riguardo. Le cause della morte sono, allo stesso modo, ignote.
Stile e linguaggio
Apuleio usa uno stile prosastico ibrido. Da un lato, manieristico: ? imitazione dello stile dell'et? repubblicana (da qui, l'uso di termini, che si rifanno alla poetica di Catullo), e di arcaismi; dall'altro, innovativo: ricorre a termini del dialetto latino africano e neologismi, ai quali si aggiunge l'uso di espressioni colloquiali e gergali. Ne Le metamorfosi, si fa pi? marcata la distanza dal modello ciceroniano di concinnitas e l'avvicinamento ad una maggiore suggestivit?, realizzata attraverso la musicalit?, il ritmo e le figure sonore.
Apuleio ?, inoltre, seguace della Seconda sofistica (conosciuta anche come Nuova sofistica e Neosofistica), un movimento culturale sviluppatosi in Grecia tra il II secolo e il VI secolo che riprende l'uso della dialettica e della retorica sofistica, della forma; ma abbandonandone i temi filosofici ed etici, il contenuto. Apuleio si distingue, infatti, per la sua abilit? retorica. Ne d? prova nelle sue conferenze, verbalizzate nei Florida, di quand'? viaggiatore, come nel discorso difensivo, rivisto e trascritto nell'Apologia, di quando ? pi? maturo.
Rapporto tra magia e filosofia
Il II secolo d.C., et? in cui visse Apuleio, ? segnato da una profonda crisi spirituale. Il cosmopolitismo si afferma nell'Impero Romano e decade il valore della cittadinanza romana, che legava il civis romanus alla res publica. Questa tendenza centrifuga favorisce un conseguente riflusso nel privato, concentrando l'attenzione sulle problematiche e sugli affanni che pi? interessano l'individuo, come la paura della morte e della perdita dell'?io?. Per trovar conforto da queste angosce, l'uomo del II secolo d.C. adotta un atteggiamento sempre pi? rivolto al misticismo, che interessa tutti i campi culturali.
All'interno di questo contesto, Apuleio ader? al medioplatonismo, che ben incorpora tutte le tendenze della sua epoca. Il medioplatonismo ? una corrente filosofica sviluppatasi tra il I secolo p.e.v e il II secolo d.C., che riprende le dottrine non scritte di Platone. Esso, talvolta, si rivolge anche ad altre tradizioni di pensiero, come il pitagorismo e l'orfismo, che vertono su un forte misticismo in grado di spingersi oltre un'indagine puramente materiale della realt?.
La componente mistica ? fondamentale nella visione medioplatonica: essa ? la via di separazione dal proprio corpo che costringe l'anima come in una prigione, e della conseguente ascensione verso il divino. Apuleio dimostra la sua adesione a questa corrente filosofica in modi diversi. I primi riscontri si trovano nel trattato filosofico De deo Socratis, che espone la sua visione filosofica in relazione a quella socratica, quindi nella dottrina demonologica esposta da Apuleio. Allo stesso modo, manifestazione dell'affiliazione dell'autore col medioplatonismo ? anche il suo forte interesse per la magia, i rituali e i culti misterici. Gran parte della sua formazione ? sicuramente dedicata, infatti, ai misteri di Esculapio e ai misteri Eleusini. La stessa vicenda di Lucio, il protagonista de Le metamorfosi, riconosciuta come fortemente autobiografica, conferma la sua dedizione alla magia.
.: Bibliografia:.
Le opere
Apuleio scrisse moltissimo, in versi e in prosa, in greco e in latino. Molti dei suoi scritti sono, tuttavia, andati perduti; quelli pervenuti sono Le metamorfosi e alcune opere minori.
Le metamorfosi
L'opera maggiore di Apuleio ? certamente Le metamorfosi. Questo costituisce l'unico romanzo in lingua latina risalente all'epoca romana pervenutoci integralmente. ? diviso in 11 libri. L'opera ? conosciuta anche col titolo L'asino d'oro, indicato da sant'Agostino nel De civitate Dei (XVlll, 18). La trama del romanzo presenta notevoli somiglianze con un'operetta greca "Lucio o l'asino" conservata tra quelle di Luciano di Sam?sata(il neosofista contemporaneo di Apuleio), le due opere probabilmente risalgono ad una fonte comune. Importante nelle Metamorfosi ? il rapporto dell'autore con la tradizione della fabula Milesa,infatti,Apuleio,fa spesso riferimento a tale genere letterario,fin dalle prime parole del proemio rivolte al lettore.
Opere minori
Apuleio ? autore di diversi scritti di filosofia e retorica, di inferiore rilevanza letteraria rispetto a Le metamorfosi. Alcuni di questi non sono pervenuti all'et? moderna.
Opere pervenute
Le opere pervenute all'et? moderna sono filosofiche e retoriche.
Quelle di argomento filosofico:
De mundo, rifacimento d'ispirazione stoica dell'omonimo trattato pseudoaristotelico e risalenti al periodo della giovinezza.
De platone et eius dogmate ("Su Platone e la sua dottrina"), sintesi della fisica e dell'etica di Platone. Si suppone dovesse esser seguita da una logica, probabilmente Per? ermeneias. Emergono le teorie misteriche ed iniziatiche proprie di Apuleio.
De deo Socratis ("Sul demone di Socrate"), trattato filosofico che esamina la teoria demonologica di Socrate e ne espone una propria in modo articolato. ? influenzato dalle filosofie orientali: i demoni assumono forma angelica di intermediari tra gli d?i e gli uomini e presiedono a rivelazioni e presagi.
Quelle di argomento retorico:
Apologia o Pro se de magia liber, trascrizione del discorso difensivo, successivamente rielaborato e diviso in due libri, pronunciato al processo per magia del 158. Costituisce l'unica orazione giudiziaria di et? imperiale a noi pervenuta. Per quanto riguarda lo stile, nell'opera si rintracciano tutte le tecniche compositive di Apuleio: folgorazioni, sospensioni, parallelismi, allitterazioni ed altre nuove espressioni. C'? un largo uso dell'ironia e altre tecniche oratorie di gusto neosofistico. Per quanto riguarda i contenuti, lo scritto ? fortemente autobiografico, grande fonte, quindi, di informazioni riguardo alla vita dell'autore. Il carattere autobiografico ?, tuttavia, romanzato: la figura dell'autore appare emblematica, quasi mitica. L'orazione ? incentrata a marcare la differenza d'intenti tra filosofia e magia: riflessione, purificazione e innalzamento spirituale, la prima; danno alle altre persone, la seconda.
Florida ("Fiori vari", quindi florilegio, in cui si rintraccia l'etimologia di "antologia"), raccolta in 4 libri di 23 estratti di declamazioni epidittiche, discorsi tenuti durante i suoi pellegrinaggi, specialmente a Roma e Cartagine. Emerge una grande variet? di tematiche. Vi ?, per?, un maggior interesse per l'aspetto formale: Apuleio vuole ottenere il plauso del pubblico.
Opere pervenute parzialmente o non pervenute
Ad Apuleio sono ascritte diverse opere andate perdute. Queste interessavano diversi campi culturali: cultura generale (Quaestiones conviviales, De republica, De proverbiis, Epitome historiarum), scienza (De arboribus, De piscibus, De re rustica, Naturales quaestiones, De musica, De arithmetica) e letteratura (Ludicra, Hymni in Aesculapium e Carmina amatoria, di cui rimangono conservati solo due epigrammi in Apologia 9). A queste opere vanno aggiunte una traduzione del Fedone platonico e Hermagoras, ritenuto da molti un romanzo.
Pseudo Apuleio
Vi ?, inoltre, in corpus di opere di 'discussa ascrivibilit?' (lo Pseudo Apuleio), che si sospetta non siano autentiche ma solo legate alla fama di Apuleio taumaturgo e guaritore.
Tra queste, il trattatello di logica Per? hermeneias, che forse doveva seguire il De platone et eius dogmate, Physiognomonia, De remediis salutaribus e De herbarum virtutibus.
Fortuna
Apuleio godette di un'eccezionale fama gi? da vivo: sappiamo di due statue erettegli dai Cartaginesi e di altre anche altrove (ne parla lui stesso in Florida 16), e disponiamo della lapide del basamento di una statua a lui dedicata dai suoi concittadini di Madaura. L'Africa dell'ultimo paganesimo esalt? Apuleio per il profondo afflato religioso del libro X delle Metamorfosi e per le sue virt? di mago e taumaturgo, contrapponendo i suoi miracoli, e quelli di Apollonio di Tiana, ai miracoli di Cristo. All'inizio del 400 d.C. Apuleio diventa bersaglio dell'apologetica cristiana. La voce meno ostile ? quella dell'africano Agostino, che proprio a Madaura studia fino ai sedici anni (Confessiones). Agostino non mostra di credere ad Apuleio mago, n? ai suoi miracoli (Epistulae 138), rispetta e combatte l'Apuleio filosofo neoplatonico e la sua teoria dei demoni, apprezza molto per? lo scrittore e il retore e soprattutto battezza le Metamorfosi L'Asino d'oro, titolo con cui il romanzo ? conosciuto nel Medioevo. Per secoli, di Apuleio si lessero solo le opere filosofiche, finch? con l'Umanesimo l'interesse si spost? sulle Metamorfosi. Il vero riscopritore delle Metamorfosi ? Boccaccio, che copia il romanzo gi? intorno al 1338. La prima traduzione in volgare del romanzo apuleiano fu del Boiardo (nel Quattrocento), seguita dalla rielaborazione dei primi dieci libri dal Firenzuola col titolo di L'Asino d'oro (1525). Ma non solo in Italia, in tutta l'Europa le Metamorfosi si diffusero in ottime e numerosissime traduzioni, esercitando un influsso che non ha confronti per vastit?, consistenza e continuit? sulle singole narrative nazionali: oltre alla novellistica, da ricordare anche i romanzi picareschi e, in et? romantica, quelli di magia e quelli visionari.
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