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Wolfgang Amadeus Mozart - Requiem KV626 - Herbert Von Karajan 1986 [Flac Cue][TNTvillage]
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Wolfgang Amadeus Mozart - Requiem KV626 - Herbert von Karajan 1986 [Flac Cue] [Tntvillage.Scambioetico]
Wolfgang Amadeus Mozart (1756 - 1791)
REQUIEM K626
Quote:
Requiem
Quote:
MOZART - REQUIEM
Mistero d'un capolavoro
Tanti capolavori artistici rimangono avvolti in un'aura di mistero, ma non ce n'è nessuno, almeno nella storia della musica, che abbia offerto tanti spunti alla creazione di leggende come il Requiem di Mozart. I dati esteriori della sua genesi sono scarsi: all'inizio dell'estate 1791 Mozart riceve da un anonimo visitatore l'incarico di scrivere un Requiem. Ne inizia la composizione, ma può continuarla solo diversi mesi più tardi, dopo "La clemenza di Tito" - commissionatagli nell'ambito delle manifestazioni indette per celebrare l'incoronazione di Leopoldo II a Praga - e dopo il completamento del "Flauto magico". Quando intorno alla metà di settembre Mozart ritorna da Praga, il suo stato di salute peggiora. Porta intanto a termine tre composizioni, tra cui il Concerto per clarinetto, ma quando infine può dedicarsi interamente al Requiem la sua malattia si aggrava. Inchiodato a letto a partire dal 20 novembre, continua a comporre con le sue ultime energie. Ancora nel pomeriggio del 4 dicembre rivede insieme con alcuni cantanti suoi amici le parti già compiute del Requiem. La notte seguente Mozart muore e il suo Requiem rimane un frammento.
Questi pochi dati certi hanno offerto spunti più che sufficienti a interpretazioni sinistre di spirito romanticheggiante: lo spettrale "messaggero grigio" si confaceva fin troppo bene alle voci che Mozart non fosse deceduto di morte naturale, ma avvelenato — un'ipotesi che è stata sempre discussa in seguito, fino ai giorni nostri. Inoltre la fatale connessione tra la composizione del Requiem e la scomparsa di Mozart sembrò conferire a questa storia anche una dimensione mistica. Essa divenne anche il tema di innumerevoli elaborazioni letterarie.
Ma l'interpretazione di questi fatti sarà molto più prosaica se si vorrà risalire alla vera origine del misterioso incarico del Requiem: a darlo era stato infatti il conte Franz von Walsegg-Stuppach, un grande appassionato di musica, che aveva la singolare abitudine di commissionare delle composizioni a musicisti stimati e di farle poi passare come opere proprie. Il conte trascriveva di suo pugno le partiture che si era procurato di nascosto e per la loro esecuzione faceva ricopiare dal suo manoscritto le singole parti. Si racconta che gli esecutori avessero poi il compito di indovinare il compositore; anche se erano naturalmente a conoscenza dei retroscena, per senso di cortesia essi indicavano il conte come l'autore delle musiche, e il conte allora "sorrideva compiaciuto".
Questa volta Walsegg-Stuppach, per onorare la memoria della moglie morta poco tempo addietro, per mezzo d'un intermediario aveva dato incarico a Mozart di scrivere un Requiem e gli aveva già fatto consegnare la metà del generoso onorario. Ma quando Mozart era morto lasciando il Requiem allo stato di frammento, la vedova temette di dover riconsegnare la somma già pagata. Serbando a sua volta la massima discrezione a riguardo, si affrettò a far completare la partitura in modo da poter consegnare un'opera compiuta. E si rivolse ad alcuni musicisti suoi amici. Da qui ha preso avvio una discussione che si è protratta per decenni: quali sono le parti composte da Mozart, che cosa è stato completato sulla base delle sue indicazioni, cosa è stato composto per intero da altri, come si debbono valutare le aggiunte? Johannes Brahms, che aveva curato la pubblicazione del Requiem nell'ambito della vecchia edizione dell'opera omnia mozartiana, aveva ancora lamentato che "questa reliquia era stata sfigurata da tentativi assai fiacchi e maldestri, ad opera di una o due persone, di completare la partitura"; ma la moderna critica mozartiana (Leopold Nowak, Wolfgang Plath) ha potuto dare una risposta precisa alla questione: sono di Mozart — più o meno elaborati nei dettagli — l'Introito Requiem aeternam e il Kyrie, le singole sezioni della Sequenza Dies irae fino al Lacrimosa - che è l'ultimo brano a cui lavorò Mozart, infatti il manoscritto s'interrompe dopo le parole "Judicandus homo reus", batt. 8 - e quindi l'Offertorio Domine Jesu Christe con lo Hostias et preces. Nella Sequenza Joseph Eybler (1765-1846) effettuò alcune integrazioni con grande cautela e mano stilisticamente sicura, ma rinunciò ben presto ad un ulteriore completamento del Requiem. Fu l'allievo di Mozart Franz Xaver Siissmayr (1766-1803) a completare l'istrumentazione della Sequenza e dell'Offertorio, e a comporre inoltre le parti restanti, e cioè il Sanctus, Benedictus, Agnus Dei e Communio. Non è possibile accertare se e in quale misura Siissmayr abbia tenuto presente eventuali indicazioni orali oppure schizzi di Mozart; è comunque ovvio che le soluzioni adottate da Siissmayr non potessero che risultare di molto inferiori alle intenzioni di Mozart - ad esempio Siissmayr pose alla fine del Lacrimosa, alla parola "Amen", due semplici accordi, dove Mozart aveva previsto una fuga di ampie proporzioni, come sta ad indicare l'unico foglio di schizzi rimasto. La speranza di Siissmayr era di "aver compiuto perlomeno un lavoro tale, che gli intenditori potessero scorgervi qua e là alcune tracce dei suoi [di Mozart] indimenticabili insegnamenti". Per quanto la genesi e la configurazione esterna del frammento mozartiano del Requiem possano essere ancora circondate da un alone di leggenda e presentare aspetti singolari ed enigmatici, il mistero vero e proprio di questa composizione risiede pur sempre nella musica stessa. Da una parte questa costituisce una sintesi di più antiche tradizioni di musica sacra, ad esempio nell'impiego della fuga, del canone e di altre tecniche contrappuntistiche (cfr. il simultaneo doppio canone in Rex tremendae, batt. 7 e sgg.), o anche di figure d'accompagnamento tipicamente barocche (ad esempio la fuga Quarti olim nell'Offertorio); si può dire anzi che nel Requiem si rivelano chiare tendenze arcaicizzanti, fin nella configurazione motivica — il tema del Requiem aeternam e quello del Kyrie riprendono ad esempio moduli melodici tradizionali. Dall'altra parte elementi tipicamente operistici sono qui intensificati in modo straordinario e indimenticabile, ad esempio le figure con fraseggio 'a sospiro' d'ascendenza napoletana nel Lacrimosa. Ma a questi momenti riassuntivi di tutta una tradizione storica se ne affiancano dei nuovi, che già preannunciano quegli sviluppi del linguaggio musicale che saranno propri del secolo XIX: accenti della più profonda intimità, della più personale espressione di sentimenti. Ma per quanto sia affascinante rilevare ed ammirare uno per uno tali momenti, solo nella loro straordinaria fusione si rivela il segreto della compiuta perfezione di Mozart.
Volker Scherliess (Traduzione: Gabriel Cervone)
===> Herbert von Karajan <===
Original historic description: Herbert von Karajan (Porträt)
Abgebildete Personen: Karajan, Herbert von: Dirigent, Generalmusikdirektor der Wiener Staatsoper, Österreich
Data: 1938
Fonte: Deutsches Bundesarchiv (German Federal Archive), Bild 183-S47421
Autore: Posse, Edith
Licenza: Commons:Bundesarchiv
Herbert von Karajan, nome di battesimo Heribert Ritter von Karajan, (Salisburgo, 5 aprile 1908 – Anif, 16 luglio 1989), è stato un direttore d'orchestra austriaco.
È generalmente considerato come uno dei più grandi direttori d'orchestra di tutti i tempi, nonché fra i migliori direttori d'orchestra del dopoguerra, è ricordato come il direttore con il maggior numero di incisioni discografiche, in particolare con i Berliner Philharmoniker, che ha guidato per trentacinque anni lasciandoli nel 1989.
Il famoso direttore d'orchestra Herbert Von Karajan nasce a Salisburgo (Austria) il 5 aprile 1908. Inizia a studiare pianoforte alla tenera età di quattro anni e solo un anno dopo si esibisce in pubblico. Studia al Gymnasium di Salisburgo, all'Accademia Musicale di Vienna e al Mozarteum di Salisburgo. Debutta come pianista professionista all'età di 18 anni. Diventa ben presto direttore stabile all'Opera di Ulm nel 1927 e ricoprirà l'incarico fino al 1934. Il suo debutto come direttore d'orchestra avviene a Salisburgo il 22 gennaio 1929.
Successivamente sarà direttore dell'orchestra di Aquisgrana (Germania), fino al 1942, e direttore della Staatskapelle di Berlino, dal 1941 al 1944.
Dopo la seconda guerra mondiale Von Karajan viene allontanata dall'attività e dalla vita artistica dagli alleati a causa della sua iscrizione al partito nazista.
Nel 1949 ottiene la nomina di direttore a vita della Gesellschaft der Musikfreunde di Vienna.
Eicopre il ruolo di direttore artistico dell'Opera di Vienna dal 1956 al 1964. Nel 1967 è fondatore del Festival di Primavera di Salisburgo.
Alla morte di Furtwangler, Herbert Von Karajan gli succede nella direzione della Filarmonica di Berlino: manterrà questo incarico per tutta la vita. Von Karajan porta lustro e fama a tutto il complesso, che raggiunge livelli di fama internazionale senza precedenti.
Tra il 1955 e il 1982, Von Karajan dirige l'orchestra Filarmonica di Berlino in oltre 100 concerti negli Stati Uniti, 11 in Giappone, e tocca anche paesi come la Corea e la China. I concerti tedeschi trasmessi dalle televisioni dal 1983 al 1986 apriranno le porte della musica classica ad un pubblico vastissimo.
Attraverso la sua carriera, Karajan ha sperimentato la campionatura, l'uso di dispositivi visuali e nuove tecnologie audio per aumentare e migliorare l'espressione musicale. Dal 1965 Karajan ha prodotto film di concerti e opere in associazione con il regista francese Henri-Georges Clouzot. Interessato a migliorare la qualità dell'ascolto della musica, Karajan ha sempre adottato le innovazioni tecnologiche che gli si presentavano: nel 1980, ad esempio, eseguì la prima registrazione digitale del "Flauto Magico" di Mozart, e nel 1981, si unì a Polygram, Philips e Sony per promuovere "Compact Disc Digital Audio System" al mondo della musica.
Sebbene molti abbiano considerato Von Karajan come l'esempio negativo della commercializzazione e mercificazione della musica classica, la sua figura è tuttavia considerata tra le più influenti della vita musicale del dopoguerra. Amato o avversato Von Karajan è stato promotore di molte iniziative, è stato scopritore di talenti ed ha lasciato una immensa produzione discografica che tocca tutto il repertorio sinfonico e operistico.
Il direttore austriaco è stato insignito di numerosi riconoscimenti e premi, che includono la "Médaille de Vermeil" di Paris, la Medaglia d'oro della Royal Philharmonic Society di Londra (come prima di lui Arturo Toscanini, Sir Thomas Beecham e Bruno Walter), l'"Olympia Award" della "Onassis Foundation" di Atene e il "Premio Internazionale della Musica", dell'UNESCO.
Herbert Von Karajan muore a Salisburgo il 16 luglio 1989.
Wolfgang Amadeus Mozart (1756 - 1791)
Compositore nato a Salisburgo nel 1756, figlio del violinista Leopold e di Anna Maria Pertl, mostra fin da piccolo la sua predisposizione alla musica, così come la sorella Anna. Entrambi esprimono una tale e indiscutibile attitudine per le sette note, da indurre il padre a rinunciare a qualsiasi impegno professionale per dedicarsi a insegnare musica esclusivamente ai figli.
A quattro anni suona il violino e il cembalo, ed è ormai assodato che la sua prima composizione risale a qualcosa come solo due anni dopo. Conscio delle doti straordinarie del figlio, il padre porta Wolfang e la sorella, soprannominata Nannerl, in viaggio per l'Europa dove entrambi hanno modo di esibirsi nei salotti ma, soprattutto, di venire a contatto con i fermenti artistici che circolano in Europa.
L'infanzia di Mozart è un crescendo di episodi sbalorditivi. Ne è un esempio un aneddoto riportato da Stendhal: "Mozart padre tornava un giorno dalla chiesa in compagnia di un amico; a casa trovò suo figlio impegnato a scrivere musica. "Che stai facendo, figliolo?", gli chiese. "Compongo un concerto per clavicembalo. Ho quasi finito il primo tempo." "Vediamo un po' questo scarabocchio." "No, vi prego; non ho ancora finito". Ciononostante il padre prese il foglio e mostrò al suo amico un groviglio di note che si riuscivano a stento a decifrare a causa delle macchie d'inchiostro. A tutta prima i due amici risero bonariamente di quello sgorbio; ma ben presto, dopo che Mozart padre lo ebbe osservato con un po' di attenzione, i suoi occhi rimasero a lungo fissi sulla carta, e alla fine si riempirono di lacrime d'ammirazione e di gioia. "Guardate, amico mio", disse commosso e sorridente, "come è tutto composto secondo le regole; è un vero peccato che questo brano non si possa eseguire: è troppo difficile e nessuno potrà mai suonarlo".
Seguono gli studi a Salisburgo nel corso dei quali Amadeus compone la "Finta semplice", piccolo capolavoro teatrale di una mente che proprio nel teatro partorirà in età adulta le massime espressioni del genere. I viaggi, ad ogni modo, proseguono instancabili, tanto che finiranno per minare la sua già fragile salute. Bisogna infatti considerare, in primo luogo, che i viaggi dell'epoca si svolgevano su umide e pericolanti carrozze, che percorrevano fra l'altro strade dissestate e precarie.
Celebri, ad ogni modo, molti dei suoi pellegrinaggi e in particolare le sue "visite" italiane. A Bologna conosce padre Martini, mentre a Milano si avvicina alle composizioni di Sammartini. A Roma, invece, ascolta le polifonie ecclesiastiche, mentre a Napoli prende coscienza dello stile diffuso in Europa. In questo periodo fa allestire con successo "Mitridate, re di Ponto" e "L'Ascanio in Alba".
Finita l'esperienza italiana, torna a Salisburgo e precisamente al servizio dell'iroso arcivescovo Colloredo. Quest'ultimo, oltre ad essere sostanzialmente poco interessato alla musica non è affatto ben disposto nei confronti del compositore, tanto che, paradossalmente, lo lascia spesso viaggiare piuttosto che commissionargli nuove opere o approfittare del suo genio per sentirlo suonare.
Viaggia dunque verso Parigi insieme alla madre (che muore proprio in quella città), toccando Manheim, Strasburgo e Monaco e scontrandosi per la prima volta con insuccessi professionali e sentimentali. Deluso, torna a Salisburgo. Qui compone la bellissima "Messa dell'Incoronazione K 317" e l'opera "Idomeneo, re di Creta", molto ricca dal punto di vista del linguaggio e delle soluzioni sonore.
Sulla spinta del successo ottenuto, si libera dell'opprimente e antipatico arcivescovo Colloredo, dando inizio così ad una carriera di musicista autonomo, aiutato dalla proverbiale "pedata" dell'arcivescovo (uno degli episodi più umilianti della vita del genio salisburghese). Si può dire che è proprio con Mozart che il ruolo del musicista nella società comincia a svincolarsi dal servilismo che l'aveva sempre caratterizzato, anche se questo processo sarà portato al massimo compimento, e definitivamente, da Beethoven.
Non bisogna dimenticare, infatti, che all'epoca i compositori o i maestri di cappella, sedevano al tavolo insieme alla servitù ed erano perlopiù considerati dei semplici artigiani piuttosto che artisti nel senso moderno del termine. Anche in questo caso, sarà Beethoven a "riabilitare" con forza la categoria. Grazie alla nuova carriera, insomma, si stabilisce insieme alla neo sposa Costanze a Vienna, città ricca di fermenti ma culturalmente assai conservatrice, anche se attraversata dalle menti più innovatrici, contraddizione che sembra appartenere alla sostanza di questa città.
L'ultimo decennio della sua breve esistenza è per Mozart il più fecondo e foriero di immensi capolavori. I contatti con impresari e i pochi agganci con l'aristocrazia (favoriti dal successo dell'opera buffa "Ratto dal serraglio") gli permettono un'esistenza precaria ma dignitosa.
Fondamentale è il suo incontro con il librettista Da Ponte che darà vita agli immortali capolavori teatrali conosciuti anche con il nome di "trilogia italiana" (chiamata in questo modo per via dei libretti appunto in lingua italiana), ossia "Le nozze di Figaro", "Don Giovanni" e "Così fan tutte".
Successivamente, compone altre due opere per teatro, il "Flauto magico" (in realtà un "Singspiel", ovvero un ibrido fra teatro cantato e recitato), considerato il momento di avvio del teatro tedesco e la "Clemenza di Tito", in realtà un passo indietro stilistico di Mozart per venire incontro ai gusti retrivi del pubblico viennese, ancora legato ai soggetti storico-mitologici e incapace di apprezzare l'abissale scandaglio dei sentimenti erotico-amorosi affrontati nelle opere precedenti.
Infine, non si può tralasciare di parlare del contributo mozartiano alla musica strumentale. Nel suo "Una storia della Musica" (Bur), Giordano Montecchi sostiene che "Mozart ha dato il più grande contributo alla storia della musica per i suoi concerti per pianoforte, se non altro perché in sua assenza gli altri generi, come la sinfonia e la musica da camera, sono state ben rappresentate anche da altri compositori con apporti ugualmente determinanti. Sarebbe stato, insomma, sostituito da qualche altro suo contemporaneo; non però nel campo dei concerti pianistici dove Mozart deve essere considerato come "Pigmalione supremo e insostituibile" (pagg. 298-299).
Il 5 dicembre del 1791, all'una di notte, si spegne all'età di soli 35 anni una delle più alte espressioni dell'arte (musicale ma non solo) di tutti i tempi. A causa delle avverse disponibilità economiche i suoi resti verranno tumulati in una fossa comune e mai più ritrovati. Le cause della sua morte restano a tutt'oggi un rompicapo difficilmente risolvibile.
Di recente Mozart è anche diventato fenomeno di costume, alimentato dal celebrato film di Milos Forman "Amadeus" (1985), tanto che una vera e propria "mozartmania" ha contagiato anche chi, prima di allora, non aveva mai ascoltato la musica del maestro austriaco.
Ricordiamo che la presenza della K e della numerazione è dovuta alla classificazione, in ordine cronologico, delle opere mozartiane, compiuta da Ludwig von Köchel nel suo catalogo pubblicato nel 1862.
::->DATI ALBUM<-::
Titolo: Requiem for soloists, chorus, and orchestra, K. 626
Compositore:Wolfgang Amadeus Mozart
Direttore: Herbert von Karajan
Anno di incisione: 1986
Solisti: Anna Tomowa-Sintow - Soprano
Helga Muller Molinari - Alto
Vinson Cole - Tenor
Paata Burchuladze - Bass
Orchestra: Wiener Philharmoniker
Coro: Wiener Singverein
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