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Great Migrations Atto IV
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.: Dual language ITA - ENG :. For more informationhttp://channel.nationalgeographic.com/channel/great-migrations
.: Descrizione :.
GREAT MIGRATIONS è un nuovo evento televisivo globale in sette parti di National Geographic Channel che porta gli spettatori in giro per il mondo a seguire le lunghe e faticose migrazioni intraprese da milioni di animali per assicurare la sopravvivenza delle proprie specie.
Attraverso magnifiche riprese dal cielo e dall'aria, dal folto degli alberi e da rocce scoscese, dal fondo del mare e dai ghiacci galleggianti, GREAT MIGRATIONS racconta le commoventi storie di queste creature e illustra le nuove scoperte scientifiche sui loro avventurosi spostamenti con tutta la vividezza dell'alta definizione.
La miracolosa migrazione dei granchi rossi dell'Isola di Natale. Le volpi volanti in Australia e le formiche legionarie in Costa Rica. Gli gnu, le zebre e gli elefanti in Mali. Il microscopico plancton e le meduse in Indonesia. La grandiosa migrazione dei cobi dalle orecchie bianche, di cui si temeva l'estinzione. Storie magnifiche rese ancor più appassionanti dalle nuove conoscenze acquisite sulla fragile esistenza di queste specie e la loro disperata lotta per la sopravvivenza in un pianeta che non smette di cambiare.
Per portare sugli schermi di tutto il mondo questa rivoluzionaria produzione televisiva, il team di National Geographic ha trascorso ben due anni e mezzo sul campo, percorrendo 670.000 chilometri attraverso 120 paesi e tutti e sette i continenti. GREAT MIGRATIONS. Vive solo chi si muove...
GREAT MIGRATIONS - ATTO IV:IL CIBO
In Great Migrations- Atto IV: Il cibo seguiamo le peripezie degli elefanti del Mali, degli squali bianchi, di vari uccelli e insetti nel corso superiore del Mississippi e delle medusa dorate di Palau durante le loro pericolose migrazioni in cerca di cibo per sostentarsi.
Elefanti del Mali
Gli elefanti del Mali sono quelli che intraprendono la migrazione più lunga tra tutti i loro simili africani: un percorso circolare lungo 480 chilometri che aggira l'entroterra del paese attraversando il lembo meridionale del deserto del Sahara. In questo tratto del cammino l'unico modo per sopravvivere è continuare a camminare, da una pozza d'acqua all'altra, da una riserva di vegetazione all'altra - entrambe estremamente scarse in questa zona - senza fermarsi mai. A fare da guida al gruppo è la femmina più vecchia, la matriarca, che in decenni di migrazioni ha memorizzato a perfezione il cammino e sa dove è più probabile trovare cibo e acqua. Tra tremende tempeste di sabbia e occasionali momenti di relax in qualche rara pozzanghera di fango, il viaggio di queste creature culmina con l'arrivo alla cosiddetta "Porte des Elephants", o porta degli elefanti: il passaggio al di là del quale, come questi animali sanno da tempo immemorabile, li attende la ricompensa a tutte le sofferenze del viaggio.
La storia mostra la grazia e la forza di questi animali documentando lo straziante rituale di dolore del branco quando un cucciolo muore lungo il viaggio. Con una rarissima ripresa l'episodio mostra la tragica lotta per la vita di un piccolo, sostenuto dalla madre e dalla nonna, e la sua morte appena poche ore dopo la nascita. Un maschio adulto, forse travisando gli effluvi del parto con quelli dell'estro, cerca di accoppiarsi con la madre spingendola tra la vegetazione, lontano dal corpicino del suo piccolo. La nonna resta ancora qualche momento, poi si allontana per mangiare prima di riprendere il lungo viaggio. E quando il branco sente che è arrivato il momento di ripartire per l'ultimo tratto della giornata, tutti gli elefanti inscenano un commovente funerale, annusando, stringendo o toccando delicatamente con la proboscide i resti del piccolo, come per salutarlo.
Squali bianchi
Nell'immaginario collettivo lo squalo bianco è il terrore delle acque basse, ma nella realtà questa stupenda creatura è uno dei più grandi migratori degli oceani. Ogni anno dalle Hawaii lo squalo bianco percorre migliaia di chilometri per raggiungere il Messico e l'abbondante banchetto che lo attende circa 250 chilometri al largo di Guadalupe. Qui le acque pullulano di vita: pesci luna, delfini, rare balene dal becco, foche di Guadalupe e elefanti marini settentrionali. Con i suoi 4,5 metri di lunghezza e il peso di quasi una tonnellata, la femmina di squalo bianco è la cacciatrice perfetta, come dimostra abbattendo un elefante marino dopo l'altro con formidabile abilità. Mentre le elefantesse marine più anziane si affrettano a riva per accoppiarsi o dare alla luce i piccoli, le più giovani che compiono per la prima volta la migrazione verso terra, ignare delle usanze degli squali, si attardano in mare. Saranno loro il bersaglio primario della femmina di squalo. In una sequenza raramente raccolta in video, la troupe di National Geographic riprende sott'acqua il micidiale attacco dello squalo contro lo foche, che arrosserà l'acqua in una nube di sangue.
Uccelli ed effimere del Mississippi
Nella valle formata dal corso superiore del Mississippi ogni anno si radunano milioni di uccelli acquatici e marini. Aquile di mare dalla testa bianca, falchi pellegrini, anatre, oscini, oche e pellicani in primavera accorrono in questa sezione della Mississippi River Valley che unisce il Golfo del Messico con il Canada e, di qui, l'Artico. Con il disgelo i pesci emergono dalle loro tane invernali scatenando la frenesia degli uccelli carnivori migratori. I falchi pellegrini, arrivati qui dal lontano Perù, costruiscono i loro nidi tra i dirupi della valle, da cui possono cacciare facilmente le prede per i loro piccoli. E quando la primavera lascia il posto all'estate i pulcini ormai cresciuti iniziano a mettere alla prova le ali e le zampe, sulla superficie dell'acqua, sulle rive del fiume e nel cielo.
Con l'aumentare del calore e dell'umidità dal melmoso fondale del fiume inizia ad avvertirsi uno strano brulichio. Sono le larve di effimere, che si preparano a eruttare tutte insieme a milioni, creando un nube così densa da essere rilevata dai radar meteorologici. Con appena 24 ore a disposizione per innalzarsi in volo, accoppiarsi, deporre le uova e morire, le effimere offrono agli oscini un'incredibile riserva di cibo. Per non parlare delle rane, che si affrettano a lingua di fuori a fare manbassa delle nuove nate.
Con l'arrivo dell'autunno le aquile vanno a caccia di folaghe, che talvolta immergono in acqua sei o sette volte prima di divorare. Per la salvezza di alcuni e la triste fine di altri, questo macabro festino sarà una delle ultime attività prima che le acque inizino a gelare nuovamente e che gli uccelli migratori riprendano il volo verso le loro destinazioni invernali.
Meduse dorate
Dodicimila anni fa, proprio sul finire dell'ultima glaciazione, l'innalzamento del livello marino infiltrò una piccola isola del Pacifico fino a creare un lago unico nel suo genere. Le poche creature trasportate dall'acqua poterono proliferare ed evolversi in un tranquillo isolamento. Sostenuta da uno speciale legame simbiotico che le consentì di prosperare come nessun'altra, la specie trionfante tra tutte quelle sopravvissute finì per dare al lago il nome che porta ancora oggi: Jellyfish Lake, o lago delle meduse. Le meduse dorate sopravvivono grazie alla generosità di speciali microorganismi, ai quali in cambio offrono cibo e ospitalità. Questi simbionti sono delle minuscole alghe capaci di trasformare la luce solare negli zuccheri che nutrono i loro ospiti. L'intera esistenza delle meduse dorate ruota attorno alla cura di queste alghe. Ogni giorno cinque milioni di queste gelatinose creature scivolano leggere a pelo d'acqua per attraversare il lago seguendo il movimento del sole, dirigendosi a est al mattino e a ovest nel pomeriggio con una spettacolare migrazione giornaliera. Col calar della notte le meduse si lasciano scendere fino a 13 metri di profondità per assorbire i batteri ricchi di sostanze nutrienti necessari per la sopravvivenza delle alghe. Per farlo le meduse mettono a rischio la loro stessa vita, perché a questa profondità l'acqua del lago è carica di acido solfidrico e priva di ossigeno, e gli esemplari che si attardano troppo finiscono per morire soffocati. Dopo questo bagno di acido le meduse che tornano sane e salve in superficie attendono la nascita del nuovo giorno per riprendere il loro viaggio all'inseguimento del sole.