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TORRENT DETAILS
Linkin Park - One More Light (2017) [MT]
TORRENT SUMMARY
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Titolo Album: One More Light
Artista: Linkin Park
Data di pubblicazione: 19 maggio 2017
Durata: 35 minuti 19 secondi
Genere: Alternative
Dischi: 1
Tracce: 10
Produttore: Mike Shinoda, Brad Delson
Etichetta: Warner Bros., Machine Shop
01 - Nobody Can Save Me 03:45
02 - Good Goodbye (feat - Pusha T and Stormzy)03:31
03 - Talking to Myself 03:51
04 - Battle Symphony 03:36
05 - Invisible 03:34
06 - Heavy (feat - Kiiara) 02:49
07 - Sorry for Now 03:23
08 - Halfway Right 03:37
09 - One More Light 04:15
10 - Sharp Edges 02:58
Old-school Hip-Hop, traditional classic rock ed elettronica. La giovane band californiana nasce nel 1996 con il nome di Xero, ma inizialmente il tutto è solo uno svago da doposcuola per il batterista Rob Bourdon, il chitarrista Brad Delson e il DJ Joseph Hahn. Dopo il diploma Jospeh Hahn incontra l'MC Mike Shinoda, ma è solo con l'arrivo del cantante Chester Bennington che si completa la formazione. Ribattezzatisi Hybrid Theory e conosciuti soprattutto per i loro coinvolgenti show in un noto locale di Los Angeles (Il Whiskey), la band è costretta a cambiar nome all'alba della pubblicazione del primo album. Gli ex-Hybrid Theory si ribattezzano Linkin Park, ma il precedente nome non è andato perduto: il disco d'esordio si intitola infatti HYBRID THEORY. A collaborare a questo esordio accorrono i Dust Brothers e il produttore Don Gilmore (Pearl Jam, Eve 6, Tracy Bonham). Dopo la versione dello stesso disco in versione remix, REANIMATION, pubblicata nell’estate del 2000, i Linkin Park realizzano l’atteso nuovo album, METEORA. Sempre impegnatissima dal vivo, la band trova il tempo, di firmare - con il re Mida dell'hip hop Jay Z - l'EP COLLISION COURSE, contenente quella "Numb/Encore" che ottiene molti consensi. Nel 2007 esce MINUTES TO MIDNIGHT, terza prova della band sulla lunga distanza prodotta da veterano Rick Rubin, che segna un parziale distacco dalle atmosfere che avevano caratterizzato fino ad allora le sonorità della band.
Nel 2008 arriva ROAD TO REVOLUTION, CD/DVD registrato nel giugno dello stesso anno a Milton Keynes. Tra il 2013 e il 2015 Bennington va in tour con gli Stone Temple Pilots, e nel frattempo i Linkin Park pubblicano THE HUNTING PARTY, seguito da ONE MORE LIGHT nel 2017, molto criticato perché troppo pop. La band va in tour, che si conclude il 6 luglio alla Barclaycard Arena, di Birmingham, dopo avere toccato anche l’Italia, agli I-Days di Monza il 17 giugno. Benningtom, che in passato ha avuto problemi di droga e che ha raccontato di avere subito abusi sessuali da bambino, viene trovato morto il 20 luglio 2017: si suicida nella sua casa californiana.
(20 lug 2017)
Discografia essenziale: 2000 - Hybrid theory
2002 - Reanimation
2003 - Meteora
2007 - Minutes to midnight
2008 - Road to revolution
2010 - A thousand suns
2014 - The hunting party
2017 - One more light
Sito Ufficiale dei Linkin Park : url= http://www.linkinpark.com/[b]
[b] Il nome Linkin' Park, dopo 17 anni di onorata carriera e nonostante una spiccata attitudine a sperimentare, è per alcuni versi legato a doppio filo al concetto di genere nu metal. Ebbene, con questo settimo disco si è compiuta del tutto la rivoluzione copernicana: Chester Bennington e i suoi hanno… cancellato il metal dal nu metal. O, almeno, ci hanno provato.
È vero, la band dopo gli esordi più canonici ha giocato davvero a spiazzare il proprio pubblico in ogni modo possibile – rap? Fatto. Electro? Idem. Electro rock? Pronti. DJ remix? Non ci facciamo mancare nulla – ma con “One More Light” si tuffa di testa, e senza esitare manco per un istante, nell’oceano del pop contemporaneo. Lo fa con convinzione e dedizione, sia ben chiaro, tanto da risultare praticamente irriconoscibile: è davvero arduo, sentendo casualmente uno di questi brani, ipotizzare di essere di fronte a nuova musica dei Linkin’ Park.
Ormai le chitarre e il rock (più o meno duro) sono solo un ricordo. Perché si gioca sul terreno del pop contemporaneo di alto profilo, con tinte electro, EDM, rap, grime e hip-hop… a farla da padroni sono i synth e le melodie ariose radio-friendly. Una mossa davvero azzardata, che a tratti suona quasi liberatoria, come se i Linkin’ Park percepissero il bisogno incontrastabile di cambiare radicalmente: una sorta di addio al passato, con uno stacco netto, così netto da lasciare basiti. Come un amante che ti lascia durante la festa di compleanno che ha organizzato per te, per usare una similitudine pop.
Premiamo dunque il coraggio della band, senza dubbio. Il punto è che un album pop in grado di competere coi colossi contemporanei del genere che dominano nelle classifiche parrebbe – almeno al momento – ancora fuori dalla portata di Bennington & soci. In più, a volere scavare ancora di più, il problema non è semplicemente che questo è un disco pop al 100% – anzi. A lasciare questa sensazione di incompiutezza è una diffusa mancanza di emozione e catarsi, due elementi che nella musica dei Linkin’ Park, a dispetto delle varie sperimentazioni, non sono mai stati latitanti.
Non sarà facile per i fan digerire una simile scelta. E anche la critica specializzata, al momento, non reagisce benissimo, con commenti in un certo senso divertenti, anche se affilati – “Questa roba fa somigliare Ed Sheeran agli Extreme Noise Terror” (“Classic Rock”), “Un disco a tratti piatto come una tavola” (“Kerrang!”), “Una mossa commerciale debole e artificiosa” (“NME”)… e anche noi non ci sentiamo di dar del tutto torto a chi ha espresso questi giudizi.
Menzione per il coraggio e per la sensazione di liberazione che l’album trasuda. Ma probabilmente per sfornare un disco pop all’altezza delle ambizioni ci vorrà ancora un po’, per i Linkin’ Park. Che magari cambieranno direzione nel frattempo…